mercoledì, aprile 20, 2011

Sono proprio giorni da Henry Mancini.

In questi giorni mi sono fermata a pensare, per vari motivi, a quell'enorme groviglio di fili che intessiamo vivendo. Con un passaggio, un gesto, una parola, perfino con la semplice presenza. Ovunque rimane un segno di noi e non si può cancellare, e non possiamo decidere noi di cancellarlo, e non possiamo decidere noi l'impatto che avrà sulle cose e sugli altri. Io mi curo di avere sempre tutto sotto controllo, e più lo faccio più qualunque cosa mi sfugge senza possibilità di ritorno, il mio groviglio è un po' contorto e totalmente ostile a me ed allo stile di vita che mi sono prefissata di avere.
Ma allora cosa dobbiamo fare se non sperare che un giorno il nostro filo si posi casualmente sulla scia di un qualche maledetto essere che ha subito trovato il modo giusto?
Quando penso a queste cose, come in questi giorni, ascolto musica un po' retrò, di una tristezza vaga sullo sfondo, pioggia e strade buie.

Sono proprio giorni da Henry Mancini.

mercoledì, novembre 17, 2010

Can't you smile on the outside? We're on the inside

... And you just don't know
how to live on the inside
smile on the outside

giovedì, ottobre 21, 2010

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Io amo il mio guscio.

domenica, ottobre 10, 2010

E' freddo.

E' freddo ma niente ancora è congelato, io amo gli Ok-Go ma non penso loro amino me.
Amarmi è difficile, non mi amo neanche io. E' un'esistenza ostile alla tranquillità e alla serenità probabilmente, inquietudine agitazione ed indecisione e quindi sofferenza, ma va bene così. A volte mi godo il sole sul viso o il vento tra i capelli e penso che sono comunque fortunata ad averne la percezione, delle piccole cose, servono per non morire dentro e per non guardare in faccia la grande realtà delle cose, che incombe sempre come una grossa ombra gelida e scura.
Io per ora le cammino davanti.

domenica, settembre 26, 2010

Fa male male

God that was strange to see you again
Introduced by a friend of a friend
Smiled and said 'yes I think we've met before'
In that instant it started to pour,
Captured a taxi despite all the rain
We drove in silence across Pont Champlain
And all of the time you thought I was sad
I was trying to remember your name...

This scar is a fleck on my porcelain skin
Tried to reach deep but you couldn't get in
Now you're outside me
You see all the beauty
Repent all your sin

It's nothing but time and a face that you lose
I chose to feel it and you couldn't choose
I'll write you a postcard
I'll send you the news
From a house down the road from real love...

Live through this, and you won't look back...
Live through this, and you won't look back...
Live through this, and you won't look back...

There's one thing I want to say, so I'll be brave
You were what I wanted
I gave what I gave
I'm not sorry I met you
I'm not sorry it's over
I'm not sorry there's nothing to save

I'm not sorry there's nothing to save...

sabato, luglio 24, 2010

Boh?

Non ho sinceramente capito.

mercoledì, maggio 19, 2010

Eleonora Mignani in: "L'amicizia è una questione d'incastro".

Eleonora Mignani, come si suol dire, se non ci fosse bisognerebbe inventarla. Questo non per qualche pregio o difetto in particolare, no, bisognerebbe inventarla e basta.
Perchè c'è bisogno di non convenzione, non regolarità, non linearità.
Eleonora Mignani non è convenzionale, non è regolare, non è lineare. Un giorno sale sul treno con il sacco dell'immondizia attaccato al braccio perchè si è dimenticata di buttarlo, quello dopo ferma con un ago da cucito la memory card del suo telefono perchè l'ha buttato in mezzo alla strada la sera prima, ed il giorno dopo ancora combina questo.

h 15,30. A lezione di economia politica, Eleonora gioca con la sua collanina e io sono di fianco che col bluetooth le invio un paio di canzoni perchè la settimana prima ha formattato la memory card del telefono. Tutto a un tratto tira troppo la collanina e si rompe, cade il ciondolo tra il mio seggiolino ed il suo, ed Eleonora si piega imprecando per raccoglierlo; continuo a prendere appunti ignara di quello che sta per succedere quando sento un lamento provenire dal basso. Mi giro e c'è l'Eleonora tutta storta, con il braccio incastrato tra i due seggiolini che non riesce a muoversi, con gli occhi enormi per la paura.

- Mi sono incastrata!-

Capisco la gravità della situazione ma non riesco a non scoppiare a ridere e finisco col piangere, mentre qualche curioso si gira a vedere cosa succede ed il professore guarda storto nella nostra direzione. Mentre io mi devasto gli addominali ridendo Eleonora pensa queste cose:
  • se mi muovo rompo il braccio
  • se non mi muovo mi si sfonda il gomito
  • se il professore se ne accorge mi smerda davanti a tutti i figli degli avvocati
  • se qualcuno di questi stronzi se ne accorge ho fatto una figura di merda
  • se non mi riesco a scastrare da sola vuol dire che mi dovrà scastrare qualcuno quindi per forza il professore dovrà interrompere la lezione e venire ad aiutarmi
  • se il professore che ha interrotto la lezione non riesce a scastrarmi vuol dire che la cosa è seria e che bisogna chiamare i pompieri a smontare l'intera fila di seggiolini
  • sta stronza qua di fianco ride e non fa un cazzo per aiutarmi
Dopo aver cercato di muovere in qualche modo non l'Eleonora ma il seggiolino ho il lampo di genio: le spalmo il braccio di crema così forse si riesce a sfilare. Accoglie l'idea la buona Eleonora dicendo ad alta voce, spaventata: -Io nella borsa ho qualcosa che lubrifica!-. Quel qualcosa che lubrifica è un gel disinfettante e, dopo averne spalmati due litri sul suo braccio, lei tira con uno sforzo disumano e riesce a scastrarsi: il braccio è gonfio e c'è pure un graffio. Ma Eleonora è salva.

Eleonora è salva!