lunedì, dicembre 28, 2009

A bullarsi si pagano sempre le conseguenze.

Oggi ho avuto una grande lezione. Che a bullarsi si pagano sempre le conseguenze. Io lo facevo riferendomi al fatto che nonostante neve e ghiaccio non ho mai rischiato di cadere. E oggi. Con la pioggia. Il castigo divino.

Torno a casa dalla biblioteca a piedi, per prendere un po' d'aria, e che succede, faccio per salire una specie di collinetta tutta fangosa, sicura di me e col cellulare in mano, forse non troppo cosciente del fatto che il fango è scivoloso, prima di accorgermene/pensarci/real
izzare/comprendere il pericolo cado nel fango (con la giacca bianca) cerco di rialzarmi, ricado, cerco di farlo di nuovo e non solo cado ma scivolo giù, mi impano completamente, cerco di rimettermi in piedi ma non ci riesco, salgo a gattoni nel fango, mi aiuto a rimettermi su due gambe con una recinzione e cammino con non chalance per tutta la parte di via dellaBarca che mi rimane per tornare a casa.
Entro e faccio molti più danni del bambino della pubblicità dell'Amuchina che, tra parentesi, è uno scempio del marketing scusate, quale mamma si rivedrebbe in quella che guarda il figlio riempire la casa di fango con occhi amorevoli e che si limita a dire: "Oh no, avevo appena pulito!". Prima cosa io il bambino lo meno a sangue, poi in seguito mi prodigo nel comprendere se sia meglio fargli pulire con la lingua o con i capelli. Ma va beh.
Ora sono qui e la caviglia mi fa male, e penso al bambino dell'Amuchina e penso alla precarietà della posizione eretta.

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