lunedì, dicembre 28, 2009

A bullarsi si pagano sempre le conseguenze.

Oggi ho avuto una grande lezione. Che a bullarsi si pagano sempre le conseguenze. Io lo facevo riferendomi al fatto che nonostante neve e ghiaccio non ho mai rischiato di cadere. E oggi. Con la pioggia. Il castigo divino.

Torno a casa dalla biblioteca a piedi, per prendere un po' d'aria, e che succede, faccio per salire una specie di collinetta tutta fangosa, sicura di me e col cellulare in mano, forse non troppo cosciente del fatto che il fango è scivoloso, prima di accorgermene/pensarci/real
izzare/comprendere il pericolo cado nel fango (con la giacca bianca) cerco di rialzarmi, ricado, cerco di farlo di nuovo e non solo cado ma scivolo giù, mi impano completamente, cerco di rimettermi in piedi ma non ci riesco, salgo a gattoni nel fango, mi aiuto a rimettermi su due gambe con una recinzione e cammino con non chalance per tutta la parte di via dellaBarca che mi rimane per tornare a casa.
Entro e faccio molti più danni del bambino della pubblicità dell'Amuchina che, tra parentesi, è uno scempio del marketing scusate, quale mamma si rivedrebbe in quella che guarda il figlio riempire la casa di fango con occhi amorevoli e che si limita a dire: "Oh no, avevo appena pulito!". Prima cosa io il bambino lo meno a sangue, poi in seguito mi prodigo nel comprendere se sia meglio fargli pulire con la lingua o con i capelli. Ma va beh.
Ora sono qui e la caviglia mi fa male, e penso al bambino dell'Amuchina e penso alla precarietà della posizione eretta.

martedì, dicembre 22, 2009

Reckoner (Cathartic Mix)

Come sempre, uno non ha mai la sensazione di fare abbastanza: se io guardo dalla finestra non riconosco niente, se non cose e persone sepolte in una neve che fa autoconvincere del fatto che non si sta pensando, eppure è il momento di pensare.
Persone spaccate che incollano i propri pezzi con la neve e persone intere che si spezzano cadendo sul ghiaccio.
Non so dire da quale delle due parti io sia in questo momento, nemmeno se faccio parte di questo gioco, mi piace pensare di essere al di sopra di queste cose, anche se ne sono, semmai, al di sotto.
L'unica certezza è che nell'andare in biblioteca sicuramente mi spezzerò cadendo, risolvendo il dubbio di appartenenza che non mi attanaglia neanche troppo. Cercherò di scivolare silenziosamente per non turbare nessuno, neanche me stessa, in questo blocco che nessuno capisce e riconosce (ne io ho la pretesa di farlo) andando come ogni anno verso lo stesso punto, di partenza o arrivo che sia, ci è imposto dal costume social-religioso dopotutto, per cui.

martedì, dicembre 15, 2009

Canzone per Natale

Le finestre accese e le ombre tutte quante
insieme a conversare
Nelle strade tetre del quartiere un nuovo
centro commerciale
Alberi che puntualmente, giorno dopo giorno,
vengono a mancare.

E' la solita storia di tutti gli anni. Viene giù una spruzzata di neve, si accendono le luci di Natale del centro al sapore di tristezza di barbone che dorme sotto al porticciolo di via del Pratello e che aggiunge altri cartoni nel suo angolo nella speranza di isolarsi un po' da questo freddo della madonna.
Case nelle valigie e valigie nei corridoi.
Ah poi chiaro che c'è anche il mercatino di via Altabella. E' davvero il massimo della tristezza. Anche perchè quello lo ruba proprio il posto ai barboni che di solito si infilano lì eh. No, non sono d'accordo.

Sognò di festeggiare
Le nozze di Natale
C'è il temporale
E nelle case
la luce si fa artificiale

mercoledì, novembre 18, 2009

Freedom

Con quel maledetto di David Bowie a farmi compagnia mi accorgo di essere diventata un po' seria e giuro che non era nelle mie intenzioni, io voglio essere libera da quel peso come ho sempre cercato di fare, tenere la mia malinconia per me, e struggermi solo ogni tanto con qualche pezzo nuovo che lacera l'anima, anche se lo stesso effetto si potrebbe avere guardando per dieci minuti Amici, basterebbe anche solo l'audio perchè quella maledetta transessuale alla conduzione irrita veramente in modo incontrollabile l'udito, quando la sento riemergono in me tutti i pensieri brutti che ho avuto nella vita, come quando, andando a scuola nei giorni in cui aveva piovuto, vedevo i vermi sugli scalini del sottopassaggio di Casalecchio e pensavo, ma può esistere una merda del genere?
Ma non c'è assolutamente niente da fare perchè queste cose me le sono lasciate indietro. Mica uno si deve trascinare dietro i cadaveri, specialmente quando è stato sbattuto a forza su di un'altra strada.
Adesso la mia strada è via Belmeloro, e per ora non ho visto nessun verme quando pioveva. Non dalle sembianze animalesche, quantomeno, perchè su quelle umane non potrei giurarci.

Penso spesso allo schiavo Stico. Poverino.

martedì, novembre 03, 2009

Piovono consapevolezze.

La classica pioggia di inizio novembre ci abbraccia tutti, come di consuetudine, senza che nessuno ricambi o sia minimamente contento di tale dimostrazione d'affetto di questo cielo grigio e coperto. Forse tra qualche giorno si accenderanno le luci del Natale, visto che quelle delle zucche si sono spente, e la cosa mi mette un po' d'ansia, come se si accendessero dei campanelli d'allarme invece di lucine festose.
Ora, non so esattamente spiegare perchè, ma penso sia per il fatto che il tempo mi sta letteralmente scivolando via dalle dita, incredibilmente veloce e assurdamente non captabile, ovvero, capita che a volte mi fermi a pensare a cose come l'ora, il giorno del mese, l'anno, e mi spavento davvero, oh si, sono vent'anni che è caduto il muro di Berlino quest'anno eh, e poi ci stiamo allontanando dagli anni '90 che stavo vivendo l'altro ieri, dal 2000 e la paura del Millenium Bug, da Bim Bum Bam e dalla moda delle Superga con la zeppa, dalla maestra che ti versa un bicchiere di the a ricreazione in quinta elementare, dalle prime serie di Dawson's Creek, e dalla crescita sana.
Perchè se guardo avanti non vedo niente di tutto questo, e niente di lontanamente considerabile sano. Vedo gli anni dieci del duemila come una cosa che mi tocca, non come gli anni novanta che sono stati una grazia, è stato proprio un dono viverci, questo penso.
Un dono.

sabato, ottobre 10, 2009

Noi piccoli.

Volevo soffermarmi un attimo sull'importanza che a volte piccole insignificanti cose rivestono o possono rivestire all'interno di quella grande e grossa e ingombrante cosa, o forse no, che è la vita.
Ci ho pensato l'altro giorno quando, per poco, non sono caduta in bici per colpa di una piccolissima castagna. Ma, dico io, non mi investe una macchina in due anni che giro in bici tutto il giorno e a momenti finisco per terra per colpa di una castagna. Cose grandi e con molto più potenziale distruttivo non mi hanno sfiorata e arriva questa castagnetta che non sarà larga neanche due centimetri a minare il mio equilibrio. Singolare!
Allora perchè la preoccupazione è quella dell'armonizzare l'essere con le grandi cose, mi chiedo. Tanto non si potranno mai controllare, se non è possibile controllare l'influsso di una castagna.
E' con questa consapevolezza che comincio a vivere l'ottobre del freddo che non arriva, delle lezioni nuove e della vita nuova, del lavoro che continua, dell'evoluzione che ruota attorno a questa benedetta castagna.
In fondo anche io, di certo, non lascerò un segno più rimarchevole di lei.

domenica, settembre 20, 2009

Vorrei Parlare Anche Del Sedici.

La mattina passa nella classica apatia quasi serena del trovarsi catapultati in quello che non si osava neanche immaginare, quello che da venerdì scorso in biblioteca davanti al foglio pieno di formule per fare inferenza statistica mi è piombato addosso, ovvero che io non so scendere a compromessi ma l'ho sempre fatto perchè mi ci ha spinto la convenzione di dover essere in un modo, fare la scelta giusta per un futuro giusto, per avere i soldi giusti. E' una cavolo di idea che mi ronza silenziosa nella testa da quando ho provato la terza volta matematica e studiavo e mi chiedevo perdio ma è questo che sono qui a fare, è questo quello che voglio fare della mia vita, sbattermi nove mesi per dodici crediti di matematica che non finiranno qui, oh no, perchè poi ci sarà la finanza la statistica l'analisi di mercato la revisione contabile no, non è questo, io sono uno spirito libero ed i numeri li scrivo pure in parola perchè rigetto la vista di un diavolo di numero, e devo accettare questo, che non è solo un'idea mia, anche la reverenda Marchianò in quel di piazza Scaravilli mi ha chiesto ma te che ci fai qui?, e io avrei voluto risponderle quello che ci fa lei, ci siamo adeguati a quello che ritenevamo giusto ma almeno lei ha studiato quello che pareva essere la sua vocazione ed è quello che voglio fare io, lo voglio fare tutto d'un fiato senza neanche un punto, una frase lunga quattro pagine come quelle di Giuseppe Berto (se avessi il suo talento!), beh è così, e alla fine delle quattro pagine immaginarie leggo la prima riga e mi accorgo che stavo raccontando un'altra storia, punto
Insomma, nel primo pomeriggio sono salita sempre apaticamente ma con un sottile strato di euforia che mi ricopriva come una pellicola sull'autobus con mia sorella e mi sono seduta in un posto vicino al finestrino, per avere sotto controllo il mondo di fuori che non mi aveva sotto controllo, molto bello da immaginare ma un altro utopico momento di quelli propriamente miei, si può immaginare, e così quel viaggio eterno in autobus mi portava a pensare questo, che non so esattamente cosa sono stata fino ad adesso ma so cosa sarò, e lo sarò sempre e me lo ricorderò sempre pensavo, perchè me lo sto andando ad imprimere sulla pelle, e lo faccio per sapere, e per ricordare, e per riuscire sempre ad essere così, a correggermi quando mi accorgo di fare la scelta sbagliata, a riuscirci ed essere accettata ancora, anzi forse ancora più apprezzata come mi ha detto Ale, e, insomma, erano questi i miei pensieri anche mentre scendevo dall'autobus e mi infilavo in quella via un po' sinistra, dimmi che è la cosa giusta quella che sto facendo, anche se non lo è dimmelo lo stesso dicevo alla vecchia me stessa, e sapevo che lei mi avrebbe risposto che era giusto non pensandolo, ma io glielo chiedevo lo stesso mentre aspettavo di imprimere il cambiamento, anche sapendo la risposta ed è con questa consapevolezza che sono entrata nella stanza dell'impresso, dove chissà chi era andato in chissà quale momento col dolore o la felicità nel cuore a farsi imprimere qualcosa come me, io ho la leggerezza nel cuore mi sono detta, la voglia di cominciare subito questo nuovo pezzo di vita e di farlo al meglio senza curarmi di niente, solo di Ale che non so come diavolo riesce sempre a starmi vicino e a supportarmi quasi come se fosse lui quella pellicola che mi avvolge perennemente, ed infatti lui è qui seduto di fianco a me mentre comincio a sentire questo ronzio mi sono detta, è qui che assiste al mio cambiamento accettandomi e volendomi, e mentre il dolore piano piano si fa strada lui è lì, e supervisiona con cura (troppa?) tutto ciò che mi sta accadendo, e viene con me a comprare la crema e riflette con me su quei dieci minuti che mi hanno definitivamente cambiata non senza disappunto, ed è così insomma che è iniziata la nuova me stessa in un pomeriggio di pioggia che quella quando ci si mette è tremenda eh, sembrava voler cancellare quell'opera appena fatta per me importante ed ormai indelebile, come ho voluto io d'altra parte, punto
Penso non ci sia altro da dire, punto

mercoledì, settembre 16, 2009

Cosa Ho Fatto Il Giorno Del Mio Compleanno

Ho pianto.
Ho riso.
Ho perso mezz'ora alla segreteria studenti di giurisprudenza.
Ho ascoltato Needle in the Hay di Elliot Smith. Solo quella.
Ho lavorato.
Ho guardato per l'ultima sera la pelle bianca del braccio. Domani sarà riempita di quel qualcosa.
Ho quasi vomitato (mangiando troppo gelato al marron glacé).
Ho guardato la pioggia, o lei ha guardato me.
Ho realizzato che non voglio crescere.
Ho assimilato il fatto che non sono più una studentessa di economia.
Ho passato la giornata col mio amante, migliore amico, fidanzato, e tutto quello che si può aggiungere.

lunedì, agosto 31, 2009

Si beh.

Ieri sera il mal di testa mi ha ucciso quei pochi neuroni che riuscivano ancora a saziarsi con le poche risorse a disposizione nella mia testa ma, si sa, sono tempi magri questi. La Vale sarà contenta che io abbia ricominciato a scrivere, credo, e ne sono felice. Mi piacerebbe passare qualche piacevole giorno ad Albarella con lei, ma purtroppo, quest'anno non è possibile. Sono tempi magri, si sa. D'altra parte anche lei si è data al lavoro quest'estate, quindi. Albarella la vedrò forse l'anno prossimo, non che sia di vitale importanza, ma ogni tanto fa bene anche rivivere i luoghi che ci accompagnano da sempre.
Una nota molto positiva che devo rimarcare è che ho iniziato a buttare giù una trama molto interessante (secondo il mio umile parere) e molto piena di possibili risvolti. Mi fa molto bene quest'idea in questo periodo così strano e assurdo. Come me.
Un'altra nota positiva è che oggi finalmente ho trovato il regalo per la cara Sara, un'amica che si meriterebbe più di una come me per uscire ogni tanto, questo è sicuro. Insomma, si parlava del suo regalo. Ebbene, l'ho trovato al Disco D'Oro stamattina, un singolo dei Killers, che le piacciono tanto. Il piccolo particolare è che ha compiuto gli anni a gennaio.
Ma va beh. Devo dire quest'ultima cosa. Ieri sera a mezzanotte mentre ci si avvicinava alla chiusura Radio Capital mi ha fatto un regalo che mi ha dato molto da pensare. Me l'ha sbattuto lì senza avvertirmi, per nessuna ragione, rischiando di pungermi e di rafforzare le mie paure.

No Surprises.

domenica, agosto 30, 2009

...

Cari amati, E' con il cuore e il volto triste che mi rivolgo a voi questa mattina. Venerdì 28 agosto sono stato obbligato a lasciare il gruppo rock di Manchester chiamato Oasis.I dettagli non sono importanti, e poi ci sarebbero troppe cose da elencare. Ma credo che voi abbiate il diritto di sapere che il livello di intimidazione verbale e violenta nei miei confronti era diventato intollerabile. E la mancanza di sostegno e comprensione da parte del mio management e dei miei compagni di band mi ha lasciato senza alternative e costretto ad andarmene.Per prima cosa, voglio porre le mie scuse ai ragazzi di Parigi che hanno pagato un biglietto e hanno atteso tutto il giorno solo per vedere noi, per essere poi, ancora una volta, delusi dalla band. Le scuse probabilmente non bastano, ne sono consapevole, ma temo siano tutto ciò che posso offrire in questo momento.Per rimanere in argomento, vorrei ripetere lo stesse parole alla brava gente del V Festival che ha potuto sperimentare la medesima delusione. Personalmente, ero pronto e carico per offrire una buona esibizione. Ma ahimè, altre persone all'interno del gruppo evidentemente non lo erano.Per concludere, voglio ringraziare tutti i fans degli Oasis in tutto il mondo. Gli ultimi 18 anni sono stati veramente, veramente entusiasmanti (odio questa parola, ma oggi mi sembra essere la più appropriata). Come un sogno divenuto realtà. Porterò con me ricordi gloriosi.Ora, se me lo permettete, avrei una famiglia e una squadra di calcio di cui occuparmi. Ci vedremo da qualche parte lungo la strada. E' stato un fottuto piacere. Grazie molte, arrivederci. NG.

lunedì, agosto 24, 2009

No Alarms And No Surprises

Due volte nella vita è successo che non mi è suonata la sveglia, catapultandomi in una situazione a dir poco critica.
La prima volta è stato quando, il giorno in cui si andava a Barcellona e ci si ritrovava alle sei meno un quarto alla rotonda della Meridiana, ho pensato bene che non valesse la pena andare a letto, in modo da riuscire a dormire nelle dodici ore di pulmann che mi aspettavano. L'ho pensata proprio bene. Solo che alle tre e mezza non ce la facevo più, ed ho pensato ancora meglio di andare a letto per un po', e ancora meglio di mettere come sveglia la vibrazione per non rompere a chi voleva dormire.
L'ho pensata proprio bene. La Tania passava con sua madre a prendermi alle cinque e un quarto. E quella maledetta vibrazione si è persa nei meandri del mio sonno pesante fino alle sei meno un quarto, quando mia madre è venuta a svegliarmi dicendo che c'erano in strada due che urlavano -Giulia!-.
La seconda volta è stato quando, nonostante il lavoro in gelateria, ho voluto fare una gentilezza ed acconsentire ad andare a fare la babysitter alle nove di mattina. Ce la farò sicuramente, ho pensato bene. Ho pensato un po' meno bene quando ho aperto gli occhi ed erano le nove e un quarto perchè, beh, se c'è una cosa che nessuno può negare di me è che sono affidabile, e lo sono fino alla morte sempre, sempre.
Tranne queste due volte. Queste due volte è successo che la mia affidabilità è andata a quel paese. Ed è l'unica cosa che puoi veramente dire di me. Ignoro spesso altre sveglie che mi fa comodo ignorare, tipo alcune scadenze che non mi va di rispettare, alcune persone che non mi va di considerare, alcuni problemi che non mi va di risolvere. Ignoro l'allarme. E poi boh, sai che ti dico, che è meglio lasciarli suonare questi allarmi, perchè a me piace sbagliare, ricordare dei miei errori, rielaborarli, assorbirli, comprenderli, dimenticarli di nuovo.
No Alarms And No Suprises, in fondo.