martedì, marzo 30, 2010

Visible illusion, Where it starts it ends

Ci sono canzoni che ti perforano, nel vero senso della parola. Un po' perchè le ascolti troppo, un po' perchè ti danno emozioni che non vuoi dimenticare, un po' perchè vuoi ricordare emozioni dimenticate. Dimenticate.
Ci sono canzoni che ascolti a cadenza regolare. Un po' perchè vogliono significare qualcosa, ed al di fuori di una determinata situazione o contesto, perdono il significato attribuitogli, un po' perchè a volte si perdono da qualche parte e si ritrovano vagando - beninteso - non alla loro ricerca.
Ci sono canzoni che non ascolti. Un po' perchè le ami troppo, un po' perchè le odi troppo. E quando le ascolti, ti squarciano.

sabato, marzo 13, 2010

No Distance Left To Run

Oggi va così, che per qualche ragione strana mi ritrovo a ricordare No distance left to run dei Blur e ad ascoltarla con una tristezza infinita, tristezza di sole col freddo, di parchi vuoti, di fiori morti, queste cose qui che anche sforzandosi di allegro non hanno proprio niente, sono tutte parte di un vortice di tristezza, infinita esattamente, una cosa come fare una discesa veloce e sentirsi dentro quella sensazione di qualcosa che sale ma in realtà non sale niente e quindi si rimane lì, con questa sensazione a metà, frustrante perchè non c'è la possibilità di vederla completata come succede naturalmente a tutte le cose.

Oh, è una canzone triste.

lunedì, marzo 01, 2010

L'inizio del mio (secondo) secondo semestre del primo anno.

Tutti con i capelli molto puliti, tranne una ragazza.
Le fighette che ronzano attorno ai fighetti, le prime con delle belle scarpe col tacco o stivali che dir si voglia ai piedi, i secondi con i mocassini nuovi e lucidi.
I marchi Cavalli o Gucci o Armani o altro stampati su tante chiappe ed in bella mostra sulla montatura degli occhiali.
Il professore più politicizzato della storia ("e se non vi va bene, quella è la porta").
La professoressa dagli orecchini a forma di cuore, o meglio dai cuori a forma di orecchini, che dice
"comprendo che voi possiate essere esuberanti e mi auguro lo siate ancora per molto"
ed il ragazzo dietro di me che risponde
"ma noi siamo morti dentro".
Io.
Il soffitto basso dell'aula A di via Belmeloro che mi opprime.
Il caldo.
Il sonno perchè è ora di pranzo.
Nella norma.